Da "POWER OF THREE" - Michael Petrucciani -

 

I festival jazz estivi, sono per la maggior parte, miscugli di divertimenti tipici delle vacanze, grandi business e arte. Una specie di cianfrusaglia musicale abilmente confezionata da creative aziende di turismo. Talvolta però, danno vita a qualcosa che si distingue. L'anno scorso, il Ventesimo Jazz Festival di Montreux, offrì sicuramente eccellenti spettacoli che spaziavano da serate di musica brasiliana e rassegne di genere New Orleans, a impetuosi concerti di Blues e Rock and Roll e più tranquille rappresentazioni di Pop.

Ci fu anche del Jazz, ed il meglio di questo genere fu suonato nella serata "Blue Note".

Le previsioni per questa serata avevano raggiunto il culmine, e a ragion veduta. Il programma comprendeva un'esibizione del gruppo di Tyner McCoy con la presenza di Freddie Hubbard, Joe Henderson e John Scofield; l'inserimento di un brano di Al Di Meola suonato senza accompagnamento, e il debutto del Wayne Shorter Quartet. E ancora, solo poche persone erano preparate all'affascinante apertura di Michel Petrucciani, Jim Hall e dell'ospite Wayne Shorter.

Essi trasformarono l'enorme seminterrato del Casino in un club, dividendosi un pomeriggio di vera musica e delicata bellezza, e rendendo il pubblico testimone di un dialogo degno di nota. A distanza di mesi si possono ancora ricordare il possente silenzio di tremila e cinquecento persone; l'ondeggiare di Petrucciani, che di quando in quando arriccia la lingua sul labbro superiore come uno scolaro intento nel suo lavoro, che gettando qua e là occhiate a Hall, solleva le sopracciglia in maliziose occhiate; Jim Hall in giacca e cravatta che mezzo seduto su uno sgabello al centro del palco, appare rilassato e professionale; e poi Shorter che a un passo dalla sinistra di Hall, leggermente arretrato, segue tutto quello che succede sul palco con intensità e con un mezzo sorriso stampato sulle labbra.

E ancora, ciò che promuove uno spettacolo di successo a eventi di tali proporzioni, spesso non può essere riprodotto con risultati soddisfacenti su un disco. Il senso di questa registrazione è quello di rendere omaggio, sia agli artisti che al pubblico, che quella sera erano a Montreux.

Col senno di poi, si può dire che l'accoppiata Petrucciani-Hall non fu del tutto appropriata, ma per molti motivi, inevitabile.

All'età di ventitré anni, Petrucciani aveva già fatto impressionanti incisioni e aveva consolidato la sua professione; risultato ancor più straordinario se si tiene conto del suo handicap fisico. Egli inoltre, è rimasto un romantico che ama il sapore di sonorità stucchevoli, di assoli che riprendono la sublimità del teatro, e dello scontro-incontro generato dall'introspezione, pur raffinando ed educando con costanza, una forza ritmica e l'intuito per la creatività melodica, e per l'energia espressa nelle linee di basso, che hanno contribuito a farlo emergere.

Jim Hall è uno dei più autorevoli chitarristi contemporanei, e il suo ritmo penetrante, la finezza, e l'eleganza del suo modo di suonare, sono state dimostrate in varie occasioni, comprese quelle con il quartetto (senza piano) di Sonny Rollins e Paul Desmond, e le sessions con altri pianisti poetici e brillanti, come il defunto Bill Evans.

Hall e Petrucciani si sono esibiti in un duo lo scorso Dicembre. In seguito, sempre nello stesso mese, il chitarrista si unì al trio di Petrucciani per la registrazione di un video al Village Vanguard. Sembra quindi, che la registrazione di un disco dal vivo del duetto con Hall, sia apparsa a Petrucciani un'idea molto buona, e al diavolo il confronto con Evans . Ne ebbe ragione.

La presenza di Shorter in quest'esperienza acustica così ricca e profonda, aumentò in seguito l'intesa e le speranze.

Il programma si apre con "Limbo" di Shorter, un brano registrato due volte nel 1967 dal Miles Davis Quintet. E' una scelta curiosa, perché la composizione divaga prima di rientrare nella linea principale, e apparentemente si dissolve, abbozzando appena la sua ossatura per dar spazio all'improvvisazione. Anche i solisti; Shorter suona con l'insistenza tipica di un uomo che cerca di esorcizzare il passato; Hall che sviluppa un modulo straordinario con una notevole padronanza dell'improvvisazione; Petrucciani che si fa appena sentire prima di lanciarsi in una linea melodica che sottolinei la loro consapevolezza e la loro cura per la struttura, equilibrio e contrasto.

Il pezzo successivo in programma è uno splendido duetto di Petrucciani e Hall, "Careful", un bel brano di blues che fu registrato per la prima volta nel 1959, quando Jim Hall faceva parte del Jimmy Giuffre Trio. Deformata in modo ambiguo - insistente e frivola allo stesso tempo - e carica di una fragile e irrequieta energia, "Careful" risulta uno dei migliori pezzi suonati quella sera: eloquente, sarcastica, imprevedibile.

Jim Hall aveva suonato la sua "Waltz New" con il trio di Michel sette mesi prima. Ma l'esecuzione in duetto, infonde atmosfere di suoni estremamente piacevoli grazie a entrambi i musicisti.

"Beautiful Love" è un classico, per troppo tempo dimenticato, che come "Waltz New" è stato aggiunto alla versione in CD di questo album.

"Morning Blues", una ballata scritta da Petrucciani, vede Shorter al sax soprano e le sue aspre sfumature, la freddezza, dove un'interpretazione non certo sentimentale, contrasta con il sound caldo e con il sentimento nostalgico di Hall. Petrucciani nel suo assolo, ben strutturato, che si esprime con slancio, e che suggerisce un filo di frenato entusiasmo, riflette un po' entrambi gli approcci.

Alla classica "In a Sentimental Mood" viene dato, da Petrucciani e Hall, un taglio di chiarezza ed eleganza. Ci sono momenti in cui l'influsso reciproco è ad alto livello e gli assoli sono molto ben strutturati, in special modo quelli di Petrucciani, che permette alla propria serenità interiore di rivelarsi, ottenendo così un valido effetto.

"Bimini" è un allegro Calipso alla Sonny Rollins, scritto da Hall per questo festival, adatto ad esso. Esso mostra ancora una volta tre diverse personalità che suonano in perfetta armonia, pur avendo concezioni differenti. Ancorato alla percussività di Hall, e all'elasticità delle linee di basso di Petrucciani, Shorter sviluppa il suo assolo sulla dissonanza, su fraseggi brevi, conservando il pregio del calore; Petrucciani cosparge le sue sonorità di malizia, e quando tocca a Hall egli cerca di stupire e di trarre sostanza dalle banalità. Facendolo, e riuscendoci, Hall è anche in grado di sintetizzare il gruppo.

In conclusione, è necessaria una notevole energia per proporre piuttosto che per strillare, per credere negli altri, per lasciare che qualcosa non venga detto mentre con modestia si trasformano cose ordinarie in qualcosa di speciale.

Tutto ciò è la forza di questi tre musicisti.

—Fernando Gonzales

Novembre 1986

 

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